Luigi Festa
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Contemporaneità 32

Contemporaneità

Nel proposito che appresta il cammino in un'altra direzione, "nel sentiero del giorno e della luce", in direzione della via che abbandona i luoghi dell'opinione in cui gli uomini comunemente si trovano, si costituisce il progetto che contrappone all’arte tradizionalmente intesa come visione – ancorata alla mimesi della realtà oggettiva – un veicolo espressivo emancipato dall’illusorietà dell'esperienza sensibile, un proprio linguaggio della pittura interessato non più alla visione dell’oggetto, viceversa alla sua comprensione.
Contemporaneità segna un varco, l'iter di una transizione. La figura si fa ancora presente. Il varco deve consapevolmente passare attraverso la liquefazione alchemica del solido riconoscibile per ottenere il riscatto dall'opacità e dalla densità.
Ma il sentiero intrapreso non può trovare una sua conclusione. Essa non è data alla nostra erronea definizione di "mortali", perché quel cammino è appunto inconcluso; inconcluso poiché eterno. Tanto più il vero "veritas" vuol farsi riconoscibile, fedele alla sua immagine come ci appare, altrettanto è falso.
Creazione e distruzione sono una simultaneità-contemporaneità, uno stesso principio; sono in realtà la stessa cosa. Ecco quindi che la trasfigurazione iniziale in cui queste opere di Festa si collocano provvisoriamente e in precario equilibrio, non può che essere celebrazione. Un apparire e uno scomparire, una Contemporaneità appunto, giammai un'annientarsi.   
Kalosèidos 3

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Kalosèidos

Le statue dei Greci erano dipinte. Tutto è in questo.
L'appello ad avvicinarsi alla vita in uno stato di "Mirabilia" e' costantemente accolto da Luigi Festa, e  in questa nuova serie di opere che chiameremo  kaloséidos,  egli, con una missione simile a quella del mago, approfondisce  l'immaginario alchemico nel quale e' possibile cogliere  il senso del suo lavoro,  per  dare costellazione di significati a cio' che forma l'origine della parola caleidoscopio,  dal  greco καλειδοσκοπεω, ("vedere bello").
Per l'entanglement quantistico noi siamo connessi a qualsiasi particella subatomica. E' il nostro stesso pensiero ad interagire con il resto dell’universo al punto da essere in grado di modificare la struttura della realtà.  La pittura di Festa ora fusa con la scultura  puo' essere un sapere preciso ed organico restando se stessa in modi distinti dalla scienza,  muovendosi autonomamente, appunto  come  l’alchimia.
A differenza di quando si scatta una foto, il nostro pensiero è in grado di modificare la realtà esterna a noi scegliendosi punti di osservazioni e possibilita' percettive che sfidano il senso comune.   Preso un punto fermo  di acqusizione nel precedente ciclo di immagini sindoniche che attraverso composizioni polittiche raffiguravano viste prospettiche  multiple di corpi e posture,  Festa ora esplora  le possibilita' offerte  dal fenomeno ottico della  riflessione dando vita ad un  entanglement tra immagine dipinta ed immagine riflessa.
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Kalosèidos scultura

Mentre le sculture colorate di Alexander Calder – alcune delle quali animate da motori, altre semplicemente sospese per catturare al meglio correnti d'aria –  si affidavano essenzialmente al caso per restituire immagini cangianti, qui  si assiste invece a una creazione di dispositivi scultorei che generano immagini sempre variabili ma laboriosamente progettate.
Le ultime opere di Luigi Festa hanno una loro "macchina interna", un'energia non prodotta artificialmente e non fornita naturalmente dalla spinta del vento.  La kinēsis che le anima è il potenziale di variazione prodotto attraverso il movimento interattivo dell'osservatore che interagisce con l'opera.
Attraverso i medium di tempo e movimento, il "veder bello" di questi caleidoscopi tridimensionali il cui significato risale alla coniugazione delle parole in greco antico kalos, eidos e skopèō, avvalora, dandone concretezza materiale, l'incontrovertibile verità che ogni evento non può che essere uguale a sé stesso eternamente e che, quindi, il mutare di un ente o di una forma in un altro ente o altra forma diversa dalla precedente è un atto di fede senza fondamento logico: un'interpretazione nichilista riguardo alla sostanza del divenire. In altre parole si può dire che la quercia è innata nella ghianda e che la realtà parziale che viviamo al momento, l'impossibilità cioè di un "adesso" valido universalmente, contiene in sé tutti i movimenti futuri, tutte le istanze del mondo.
in ogni vita mi specchio

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In ogni vita mi specchio

E' la prima di una serie di opere dove la narrazione diviene motivo costitutivo e imprescindibile. Seguiranno, a partire dal 2022, "iI futuro comincia oggi", "L'audace saggio" , "M'illumino della fecondità del mondo" e "Il tutto in ogni cosa" del 2024.
L’opera, una scultura dipinta, è frutto di un progetto in cui, attraverso il disegno, vengono definiti tutti gli elementi e gli incastri che permetteranno in fase realizzativa di comporre la scultura.
Il mutamento che la anima si dispiega attraverso il tempo con il movimento dell’osservatore che interagisce con l’opera.
In un senso aderente al pensiero filosofico di Emanuele Severino, l’opera vuole dare concretezza alla verità che ogni ente non è mai separato dal tutto, qualsiasi realtà esiste solo perché è eternamente legata alla totalità. In tal senso, questo profondo e indistruttibile legame fa sì che ogni cosa, ogni forma di vita, sia concretamente lo specchio particolare della totalità.
La scultura nasce dalla forma di un albero di ulivo che tuttavia muta sembianze in altre forme coesistenti che confermano l’idea di una eterna compresenza, di un innatismo che è all’origine del sentimento di solidarietà.
Essa è asettica, incondizionata, e come l'empatia, non nasce da uno sforzo intellettuale o da un imperativo morale, ma è bensì parte del corredo genetico della specie. Una forma di istintualità naturale verso la cooperazione che è innata in tutte le forme viventi.
Se è vero che ogni forma di vita è eternamente legata a ogni altra forma di vita, il passaggio tra natura e umanità non sancisce alcun distacco, quest’ultimo non è altro che una forma di illusione a cui l’uomo si è sempre affidato per affermare l’effimero dominio sulla natura e su se stesso, ma al di là di tale illusione, si manifesta l’eternità di tale legame.
Commenti critici di Roberto Francesco Cicero, autore e architetto ( ha pubblicato: "Dal Palladio al sacco di Baghdad - Le eredità culturali attraverso luoghi, istituzioni e politiche utilitaristiche"  La Caravella editrice 2020)
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